mercoledì 26 luglio 2017

26 LUGLIO 2017

INCA PARTE 65

La civiltà Parte 50

Medicina Parte 3

Altri prodotti avevano destinazioni specifiche per curare emicranie, fegato, milza e calcoli renali. L'urina umana veniva conservata e usata con frizioni per curare emicranie, mal di denti e febbre dei piccini. La carne di condor giovane, consumata in brodo curava la follia e quella del colibrì, o uccello mosca, l'epilessia. Un altro rimedio usato consisteva nel prendere un pezzo di corteccia da un albero di pepe, bollirla, e metterla sopra una ferita mentre era ancora calda.
Una tribù particolare, quella dei "Collahuaya", originaria del lago Titicaca, era detentrice delle massime tradizioni terapeutiche dell'impero, di cui custodiva gelosamente il segreto e i suoi più accreditati rappresentanti costituivano il corpo dei medici ufficiali dell'Inca supremo.
Per l'indigeno peruviano dell'epoca, fosse pure un Inca o un umile suddito, le cure mediche, da sole, non erano sufficienti a conseguire la guarigione di un ammalato, se non erano accompagnate da pratiche magiche atte ad allontanare gli spiriti malefici. L'assunzione di sostanze benefiche veniva pertanto supportata dall'intervento di guaritori specializzati che cercavano anzitutto di localizzare la malattia. Una volta individuato il punto responsabile del malanno, i guaritori cercavano di farne uscire le potenze negative sfregandovi delle pezze di lana o dei porcellini d'India che poi venivano immediatamente distrutti. In casi particolarmente gravi non esitavano a succhiare la parte dolente per suggerne le parti velenose. Sacrifici di ogni tipo, che in caso di malattia dell'Inca assumevano proporzioni vistose, accompagnavano in genere tutte le pratiche di guarigione.


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