martedì 23 maggio 2017

Indipendenza ma non troppo



Il Mali, 1.241.142 km²,16.174.580 abitanti; capitale Bamako, in Africa occidentale situato all'interno e senza sbocchi sul mare.

Il Mali confina a nord con l'Algeria, ad est con il Niger, a sud con il Burkina Faso e la Costa d'Avorio, a sud-ovest con la Guinea e ad ovest con il Senegal e la Mauritania.

Il suo territorio, per la maggior parte pianeggiante, è costituito al nord da deserto, al sud dalla savana.

Dal 6 aprile 2012 al 14 febbraio 2013 l'Azawad, il territorio settentrionale del Paese, si è autoproclamato indipendente con capitale Gao.

                                                                      Storia

Il Mali possiede una storia ricca e relativamente conosciuta. Il suo territorio è stato sede di tre grandi imperi: l'Impero del Ghana, l'Impero del Mali e l'Impero Songhai.

                                                 Colonia francese e indipendenza

I francesi iniziarono la colonizzazione del suo territorio nel 1864 e nel 1895 venne integrato nell'Africa Occidentale Francese con il nome di Sudan francese.

La Repubblica Sudanese e il Senegal proclamarono la loro indipendenza dalla Francia nel 1960 con il nome di Federazione del Mali. Alcuni mesi dopo, il Senegal si separò e la Repubblica Sudanese prese il nome di Mali e fu eletto primo presidente della nazione Modibo Keita, che in poco tempo instaurò un regime con partito unico, di orientamento marxista: Keita avviò una serie di disastrose iniziative economiche e politiche che piegarono l'economia del paese e resero fortemente impopolare il regime stesso. Nel 1968 Keita fu deposto con un sanguinoso colpo di Stato militare che portò al potere Moussa Traoré.

                                               Le elezioni democratiche del 1992

Soltanto nel 1991 Traoré fu spodestato da un altro colpo di Stato, ma i militari, anziché prendere le redini del paese, decisero di formare un governo di transizione civile che portò nel 1992 alle prime elezioni democratiche, con Alpha Oumar Konaré eletto presidente. Dopo la sua rielezione nel 1997, Konare continuò le riforme politiche ed economiche, lottando contro la corruzione. Alla fine del suo secondo mandato, limite costituzionale per un presidente, fu sostituito nel 2002 da Amadou Toumani Touré che venne rieletto nel 2007.

A partire dall'autunno del 2008 si sono riacutizzate le tensioni nel Nord del paese tra il gruppo etnico Tuareg (accusato di sostenere la ribellione ancora latente nella regione di Kidal, al confine con quella di Gao) e le etnie maggioritarie nel paese. Violenze e intimidazioni contro elementi Tuareg da parte di ex miliziani filo-governativi si sono ripetute senza che le autorità intervenissero a difesa delle vittime.

Il 3 aprile 2011 il presidente Amadou Toumani Touré, dopo le dimissioni di Modibo Sidibe e di tutta l'équipe governativa, ha nominato capo del governo Cissé Mariam Kaïdama Sidibé, prima donna della storia a ricoprire tale incarico in Mali.

  Colpo di stato in Mali del 2012.

Il 22 marzo 2012, dei soldati ammutinati guidati dal capitano Amadou Haya Sanogo affermano d'aver preso il controllo dei media e delle istituzioni maggiori grazie ad un colpo di Stato. Costituiscono il Comitato Nazionale per il ripristino della democrazia in Mali, e il loro primo atto è stato l'annuncio della dissoluzione delle istituzioni e la sospensione della Costituzione..

Dall'aprile 2012 all'agosto 2013 è stato presidente a interim Dioncounda Traoré, designato dalla giunta militare, e Cheick Modibo Diarra è nominato Primo Ministro ad interim del Mali il 17 aprile 2012 per aiutare il processo democratico fino alle elezioni del dicembre 2013.

Il suo governo, era composto da 24 membri, è stato designato il 25 aprile dello stesso anno. Tre dei ruoli più importanti - i ministri della difesa, della sicurezza interna, e dell'amministrazione territoriale - sono stati indicati dagli ufficiali legati alla giunta militare che ha compiuto il colpo di Stato. Il governo tuttavia era composto più da tecnici che da politici.

La guerra civile
  Guerra del Mali settentrionale.

Contemporaneamente è ripresa la guerra civile che ha portato l'etnia tuareg (laica) del Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad, ad allearsi con alcune frazioni fondamentaliste, (gli Ansar Dine[6]) - che aderiscono al Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento, poi denominato al-Qa'ida nel Maghreb islamico - e a prendere il controllo della regione settentrionale del Paese, l'Azauad.

Nel corso degli scontri sono state distrutte numerose reliquie della locale tradizione sufi e le tombe stesse (marabutti) di alcuni "santi" musulmani (tra cui l'antico mausoleo dedicato ad Alpha Moya[7] e le sepolture di Sidi Mahmud, Sidi el-Mukhtar, Sidi Elmety, Mahamane Elmety e Shaykh Sidi Amar),[8] a causa dell'accesa ostilità iconoclastica del Wahhabismo verso qualsiasi forma di culto, che non sia rivolta ad Allah, considerata una bestemmia.
Il primo ministro Cheick Modibo Diarra viene arrestato dai militari l'11 dicembre 2012.

                                                                   Intervento europeo

Il 10 gennaio 2013 il presidente Dioncounda Traoré‚ in un discorso alla nazione, ha comunicato di aver chiesto e ottenuto un intervento aereo della Francia, in accordo con l'Ecowas, la comunità economica dei paesi dell'Africa occidentale, contro i ribelli dell'Azauad (il nord del Paese)[9]. In seguito, sono state liberate le principali città dell'Azauad cadute in mano ai fondamentalisti islamici, dove le truppe sono state accolte con esultanza dalla popolazione.

Le nuove elezioni presidenziali del 28 luglio e dell'11 agosto 2013, salutate con speranza dall'ONU (risoluzione 2164-2014), hanno visto la vittoria del nuovo presidente Ibrahim Boubacar Keïta, largamente sostenuto dalla parte Sud del Paese ed eletto con il 77,62% dei voti. La sua elezione garantisce una certa continuità di intenti della classe politica pre-golpe del 2012.

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